domenica 31 ottobre 2010

Se no, anche se miliardario, sei un poareto!



Domani è la ricorrenza di tutti i Santi e il giorno dopo il giorno dedicato ai morti. A me è venuto in mente  mio zio. Quando ieri ho sentito questa canzone all'interno dello spettacolo "I Miserabili" di Marco Paolini con la colonna sonora dei Mercanti di Liquore, ho pensato che avrebbe proprio potuto scriverla lui. Guardava con pietà le persone che passano la vita a lavorare e basta, senza piacere, senza scopo. Chiedeva sempre: "Ma a cosa ti serve?? Per cosa lavori?". Aveva lavorato nei campi e poi era stato emigrante in Svizzera e in Francia, non sopportava le persone che dicevano che si stava meglio una volta, quando si stava peggio, apprezzava il microonde, la lavastoviglie, il motorino. Guardava le partite di calcio dal digitale terrestre. Viveva nel presente sempre, ma non dimenticava mai che noi stessi siamo natura e viviamo un ciclo di stagioni che inizia in primavera e porta fino a un silenzioso inverno. Nella vita non c'è la linearità della carriera, ma la ciclicità della morte.

Nello spettacolo Marco Paolini dice: "Ciò, questi accumula come se dovesse campare all'infinito; ciò, fissa una cifra! Tiente largo, ma fissa una cifra! Dopo stacca se no anche se miliardario sei un poareto dentro. È miseria, no?!". 

Perchè scrivi questo?
Per non dimenticare che ciò stiamo facendo qui a DePuRiAmo (ma anche in tantissimi altri luoghi) non è solo un allegro fai da te da esibire. Ciò che stiamo facendo è uno sforzo per riappropriarci di una vita umana, in cui ognuno di noi può toccare con mano ciò di cui vive e ciò che dà energia, forza, sentimento. Toccare la terra su cui camminiamo perchè in molti si sono dimenticati che qui, sotto l'asfalto, c'è la terra. Sotto i nostri vestiti c'è pelle e sangue e carne. E tutta questa vita ha bisogno di essere vissuta, non dimenticata dentro una carriera o uno straordinario. 

Le piccole azioni che DePuRiAmo propone, il pane fatto in casa, l'orto, giochi e vestiti e altro ancora, sono un modo per riappropriarsi della realtà: un oggetto viene creato, sviluppato, usato, e alla fine eventualmente buttato, ma sempre vissuto interamente. Conoscere l'inizio e la fine di una cosa ci fa riappropriare di una ciclicità che è fisiologica per l'uomo e che, invece, è stata totalmente dimenticata a favore di un progresso continuo. Uno slancio che ci ha accecati, e non ci fa vedere la fine.

Certe cose o le capisci o sei un miserabile.
Buona notte dei morti o dei santi.